Tonsillotomo

Scritto nel 1962 da Samuel Glasstone

Una delle pratiche chirurgiche più antiche al mondo è senza dubbio l’asportazione delle tonsille, ampiamente documentata addirittura 700 anni prima di Cristo: nell’antica India l’operazione veniva eseguita utilizzando un uncino per “arpionare” la tonsilla e un bisturi per reciderla di netto.

Se l’intervento appena descritto vi sembra doloroso… è perché lo era! La pratica veniva eseguita senza anestesia (ancora lontana dall’essere “inventata” e raffinata), rendendo la procedura estremamente dolorosa e piuttosto rischiosa.

Anche in epoca romana, come descritto da Aulo Cornelio Celso nel I secolo d.C., la tonsillectomia seguiva metodi simili: i pazienti dovevano affidarsi alla manualità del chirurgo, il quale operava con strumenti rudimentali, esponendo i malcapitati a un’elevata probabilità di emorragie e infezioni.

Per fortuna, l’evoluzione della medicina portò, nella metà del XIX secolo, all’invenzione del tonsillotomo di Mathieu, uno strumento rivoluzionario dotato di un meccanismo a leva che permetteva di isolare e rimuovere la tonsilla con un taglio netto e preciso, riducendo considerevolmente i rischi per il paziente.

Pochi anni più tardi, fu sviluppato anche l’amigdalotomo, un oggetto specificamente progettato per raggiungere le tonsille faringee (le adenoidi, per intenderci) in profondità, rispondendo così alle esigenze di interventi più complessi.

Negli ultimi anni del XX secolo, sono stati progressivamente introdotti strumenti chirurgici sempre più sofisticati – come la pinza elettrica per la coagulazione – che hanno ridotto i rischi di emorragia intraoperatoria.

Parallelamente, il perfezionamento delle tecniche anestesiologiche ha contribuito a trasformare la tonsillectomia in una procedura standardizzata e decisamente più controllata.

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