Sfigmomanometro

Scritto nel 1962 da Samuel Glasstone

Fino al XIX secolo, misurare la pressione sanguigna in modo preciso era un’impresa piuttosto complessa.

I medici si affidavano principalmente alla palpazione del polso o all’auscultazione con lo stetoscopio, svolgendo però un’indagine “qualitativa” e poco quantitativa.

Solo nel 1881 il dottor Samuel Siegfried Karl Ritter von Basch perfezionò il primissimo sfigmomanometro, consentendo una misurazione relativamente affidabile della pressione sanguigna.

Fu tuttavia il medico italiano Scipione Riva-Rocci a sviluppare l’innovazione decisiva nel 1896. Riva-Rocci sviluppò un bracciale gonfiabile che, applicato al braccio del paziente e collegato a un manometro a mercurio, permetteva di misurare la pressione sistolica e diastolica in modo accurato.

Il dispositivo divenne la base per i moderni sfigmomanometri che ancora oggi vengono utilizzati in tutto il mondo.

Un fenomeno estremamente interessante legato all’uso dello sfigmomanometro è l’ipertensione da camice bianco: una condizione che si manifesta quando i pazienti mostrano valori di pressione sanguigna significativamente più alti durante le visite mediche rispetto alle misurazioni effettuate in un ambiente domestico.

Il termine “ipertensione da camice bianco” deriva dall’associazione consolidata fra il camice e le professioni sanitarie: gli studi sugli effetti psicologici delle visite mediche hanno dimostrato che l’ansia indotta dall’ambiente clinico può causare un temporaneo aumento della pressione sanguigna nei pazienti.

Questo effetto è stato osservato fin dai primi utilizzi clinici dello sfigmomanometro e ha portato ad una comprensione più profonda della fisiologia cardiaca e del sistema nervoso autonomo.

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