Radium emanation

Scritto nel 1962 da Samuel Glasstone

Per quanto possa sembrare assurdo, c’è stato un periodo in cui si credeva che le radiazioni avessero un grande potere terapeutico.

Circa un secolo fa, infatti, la radioattività era considerata una fonte di energia curativa, capace di rivitalizzare il corpo e trattare numerose patologie.

La tragica storia di Eben Byers – un atleta e imprenditore statunitense morto a causa dell’assunzione prolungata di medicinali radioattivi – è forse l’esempio più eclatante delle assurde convinzioni dell’epoca. 

Nel 1927, Byers cadde dalla cuccetta del vagone letto in cui viaggiava, ferendosi gravemente al braccio. Per mesi continuò a lamentare un fortissimo dolore, così il suo medico gli suggerì di assumere il Radithor, una medicina brevettata prodotta dal dottor William J. A. Bailey che conteneva acqua distillata con un microcurie di radio 226 e di radio 228.

Byers cominciò a berne tre bottigliette al giorno: nel 1930, quando smise di assumere il prodotto, aveva ormai sviluppato numerosi tumori e perso quasi del tutto la mandibola. Morì il 3 marzo 1932, dopo due anni di atroci sofferenze. Per evitare contaminazioni radioattive venne addirittura sepolto in una bara rivestita di piombo: da lì a poco, per fortuna, il Radithor venne ritirato definitivamente dal commercio.

Anche in Italia, il fervore terapeutico per le radiazioni non era da meno: esistevano numerosi prodotti derivati dal gas radon, come il Radium Emanation, ampiamente commercializzati per le loro presunte proprietà benefiche.

Oggi le sostanze radioattive vengono impiegate solo in maniera altamente controllata e sicura. La somministrazione è ora calibrata con dosaggi minimi e controllati, e accompagnata da sofisticati sistemi di monitoraggio per garantire la massima sicurezza per i pazienti e il personale sanitario.

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