Come? Applicando elettrodi (a forma di lunghi tubi, pettini o piastre rotonde alimentati da una batteria) a diverse parti del corpo per erogare, poi, una scarica elettrica a bassa corrente.

Overbeck, prima di brevettare il macchinario, era uno stravagante chimico inglese che lavorava come direttore scientifico in una fabbrica di birra. Avido collezionista, nella sua sontuosa dimora possedeva ogni sorta di manufatto storico-naturalistico e rarissimi esemplari di piante tropicali.

Nulla, però, superava il suo maniacale interesse nei confronti dell’elettricità: nel 1925 diede alle stampe “A New Electronic Theory of Life”, il libro in cui collegava ogni tipo di disturbo a un presunto squilibrio dell’elettricità.

Per la sua “teoria della salute elettrica” era sufficiente ripristinare l’equilibrio naturale del corpo elettrico per sconfiggere tutte le malattie, tranne quelle causate da germi o deformità.

Contemporaneamente, Overbeck brevettò un prototipo del Rejuvenator alla fine degli anni Venti, e lo commercializzò in diversi paesi d’Europa. Il Rejuvenator non era un dispositivo per “scosse” elettriche nel senso tradizionale del termine; piuttosto, utilizzava livelli molto piccoli e innocui di corrente elettrica, che venivano applicati alle aree del corpo interessate per mezzo di elettrodi di forma complessa.

In un libro successivo, The New Light, pubblicato nel 1936, Overbeck sostenne che la forza universale dell’elettricità rendeva la religione obsoleta: l’universo operava per lui secondo una “legge elettronica deistica”, che governava tutto, dalle forze atomiche ai moti dei corpi celesti.

Dopo la sua morte, due amici fondarono la Overbeck Rejuvenator Company, che continuò a fornire parti di ricambio per i Rejuvenator fino alla metà degli anni Cinquanta.