Massaggiatore per occhi

Scritto nel 1962 da Samuel Glasstone

All’incirca un secolo fa, sui banconi delle farmacie della Gran Bretagna, iniziava a circolare uno strano strumento – molto simile a un binocolo – sviluppato dal Dottor Leonard Russell Lacy.

Il “massaggiatore oculare”, anche noto come “Oculizer”, si diffuse soprattutto negli studi ottici di Londra, Monaco e Parigi, fino a comparire nei cataloghi delle farmacie di Mezza Europa.

Il dispositivo si componeva di una struttura in metallo, due morbide coppe oculari in gomma – regolabili alla distanza interpupillare – e un piccolo palloncino. Prima di applicarlo, si soffiava via ogni impurità dalla coppa; poi si posizionava sugli occhi chiusi e, alternando compressione e rilascio del palloncino, si generava una lieve pressione negativa.

Si creava, così, un massaggio “terapeutico” intorno alle palpebre, con l’obiettivo di alleviare affaticamento, gonfiori e stanchezza oculare. Commercializzato dall’inglese Neu Vita Eye Institute, il successo dell’Oculizer s’inserisce in un’epoca in cui esisteva la – strampalata – convinzione che un semplice manipolazione meccanica potesse seriamente migliorare la vista e prevenire disturbi come cefalee o miopia.

Lo strumento raggiunse perfino gli Stati Uniti, dove ne circolavano prevalentemente versioni “tascabili” in forma ridotta, un curioso ibrido tra gadget futuristico e presidio medico.

Con il tempo, studi più rigorosi hanno dimostrato che l’effetto si limitava a un sollievo temporaneo da edemi e tensioni, senza alcuna capacità di modificare il cristallino o la retina.

Oggi, l’Oculizer rimane un affascinante reperto di antiquariato ottico, un simbolo dell’entusiasmo pionieristico per la meccanica applicata al benessere – e un ricordo di quanto fosse labile il confine fra scienza e rimedi “miracolosi” nell’alba del XX secolo.

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