Manici

Scritto nel 1962 da Samuel Glasstone

Quasi tutti collezionisti, gli esperti e gli appassionati di storia della medicina si concentrano su un dettaglio, spesso trascurato, in grado di rivelare moltissime informazioni sugli strumenti che si possono trovare nei mercatini dell’antiquariato: il manico.

Esiste un piccolo ma utilissimo “trucco” per riconoscere, quasi a colpo d’occhio, l’età di uno strumento medico.

Nell’antichità, infatti, i manici dei dispostivi venivano realizzati quasi esclusivamente in legno: l’impugnatura lignea era talvolta cesellata per offrire una presa sicura e, allo stesso tempo, riflettere la maestria artigianale dell’epoca.

Con il progresso della medicina, l’esigenza di creare strumenti sempre più robusti e durevoli portò all’impiego di metalli come il ferro e l’ottone, i quali conferivano solidità e un’estetica raffinata agli attrezzi.

La svolta definitiva avvenne però con l’introduzione dei processi di sterilizzazione, resi possibili a partire dalla metà del XIX secolo grazie alle scoperte antiseptiche di Joseph Lister: per soddisfare i nuovi rigorosi standard igienici, gli strumenti vennero progressivamente realizzati interamente in acciaio, un materiale perfetto per resistere alle elevate temperature e ai trattamenti disinfettanti.

Un esempio concreto di questa evoluzione storica si trova nella collezione di “isterometri” esposta qui al museo: dal legno cesellato dei primordi della chirurgia, passando per il metallo pre-sterilizzazione, fino ai più recenti modelli in acciaio lucido, ogni strumento riflette l’ingegno e le tecniche costruttive della propria epoca di riferimento.

Un ultimo consiglio: in passato, alcuni chirurghi incidevano persino il proprio nome sul manico. Se scovate un dettaglio del genere in un mercatino… forse avete trovato un vero tesoro!

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