La bevanda maledetta

Scritto nel 1962 da Samuel Glasstone

Creato alla fine del XVIII secolo come tonico medicinale a base di Artemisia absinthium, anice e finocchio, il suo consumo “ricreativo” divenne una vera e propria moda all’interno salotti bohémien del XIX secolo.

L’assenzio, la leggendaria "fata verde", è senza dubbio una delle bevande più affascinanti e controverse della storia.

La sua fama esplose soprattutto in Francia, dove veniva degustato da artisti e intellettuali come Van Gogh, Toulouse-Lautrec e Baudelaire, che ne esaltavano il grande potere ispiratore.

Nei locali frequentati da poeti e pittori maledetti, la preparazione della bevanda seguiva un rituale scenografico: gli affascinanti strumenti utilizzati – fra gli elaborati bicchieri in cristallo e i cucchiai finemente cesellati – uniti all’ipnotico colore verde brillante del distillato, contribuirono ben presto a creare una leggenda che conserva ancora la sua suggestione.

Il fascino dell’assenzio, tuttavia, si mescolò presto a crescenti timori sulla salute dei consumatori.

All’epoca si diffuse la credenza che il tujone, un composto naturale contenuto nell’artemisia, fosse responsabile di allucinazioni e comportamenti deliranti che conducevano alla pazzia.

Studi moderni hanno dimostrato che le intossicazioni attribuite all’assenzio erano in realtà dovute alla scarsa qualità dei distillati, spesso adulterati con metanolo o altre sostanze tossiche per abbattere i costi di produzione.

Con il crescente allarme sociale, molti Paesi vietarono l’assenzio all’inizio del XX secolo, alimentando ulteriormente il mito di una bevanda proibita e pericolosa. Oggi, l’assenzio è stato riabilitato e la sua produzione è regolamentata, ma il suo fascino resta intatto.

La “fata verde” continua a evocare un intreccio di arte, creatività e trasgressione.

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