Il chinino
Scritto nel 1962 da Samuel Glasstone
Utilizzato principalmente per il trattamento della malaria, il chinino agisce interferendo con la capacità del parassita Plasmodium di digerire l’emoglobina all’interno dei globuli rossi, arrestando così la sua proliferazione.
Il chinino, un alcaloide estratto dalla corteccia dell'albero di cinchona, è una delle sostanze più famose nella storia della medicina.
Il “farmaco” venne introdotto in Europa nel XVII secolo dai missionari gesuiti, i quali ne compresero il potere terapeutico grazie alle popolazioni indigene delle Ande, che ne facevano uso da secoli.
Da qui nasce un aneddoto assai curioso: nel 1800 l’impero britannico era alle prese con epidemie di malaria nelle sue colonie, in particolare in India. I soldati e i coloni britannici dovevano assumere regolarmente chinino per prevenire la malattia, ma il suo sapore estremamente amaro rendeva assai difficile l’assunzione.
A quel punto entrò in gioco la creatività: il chinino venne disciolto in acqua tonica, una bevanda che già conteneva naturalmente la sostanza.
L’acqua tonica, tuttavia, non bastava a coprire l’amarezza, e così i soldati cominciarono a mescolarla… con gin!
Nacque così il gin tonic: l’aggiunta di lime o limone, oggi un caposaldo della ricetta ufficiale, all’epoca serviva per offrire un apporto di vitamina C, utile per prevenire lo scorbuto nelle lunghe missioni.