Ghigliottina

Scritto nel 1962 da Samuel Glasstone

La caratteristica lama obliqua della ghigliottina non nasce per una scelta “estetica”: l’inclinazione a 45 gradi serviva a rendere l’esecuzione più rapida ed efficace, grazie alla riduzione della superficie d’impatto che diminuiva drasticamente le probabilità di un taglio “incompleto”, un’evenienza assai comune nelle esecuzioni con asce o spade.

Questo dettaglio tecnico, apparentemente insignificante, era coerente con l'idea del dottor Joseph-Ignace Guillotin di una “macchina per morire” che, per quanto possibile, eliminasse sofferenza e brutalità.

Guillotin, medico e membro dell’Assemblea Nazionale, era un fervente sostenitore di uguaglianza e giustizia sociale; durante gli anni della Rivoluzione, propose la ghigliottina come mezzo per garantire una morte uguale per tutti, evitando le lunghe torture cui venivano sottoposti i condannati.

Tuttavia, ironia della sorte, lo strumento venne rapidamente adottato come simbolo del terrore, portando all’esecuzione indiscriminata di molti cittadini, inclusi personaggi del regime che lo stesso Guillotin aveva voluto riformare.

Qui al museo, conserviamo una lettera di un medico dell’epoca che, minacciando un debitore, si vantava di conoscere Joseph Foulon, Ministro dell’Economia dell’Ancien Régime. Foulon fu proprio uno dei primi a subire la ghigliottina; la sua testa, infilzata su una picca, venne trasportata per le strade di Parigi, come macabro trofeo dell’odio popolare.

Incredibilmente, quello che doveva essere un simbolo di giustizia divenne strumento di oppressione e morte di massa.

Guillotin fece addirittura causa al Comune di Parigi affinché modificasse il nome della ghigliottina: tuttavia perse la battaglia legale e, pur di non essere ancora associato allo strumento, decide di cambiare per sempre il suo cognome.

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