Galvanocaustica Trouvè

Scritto nel 1962 da Samuel Glasstone
Per Gustav Trouvé l’elettricità era la chiave per ridisegnare il futuro. Nato a La Haye Descartes nel 1839, questo instancabile inventore depositò centinaia di brevetti che spaziavano dall’ingegneria navale all’illuminotecnica, dalla propulsione elettrica all’arte orafa.
La sua passione per i circuiti e per le applicazioni pratiche dell’elettricità era, letteralmente, inesauribile: mentre stupiva la stampa con la prima automobile elettrica guidata lungo gli Champs Élysées, o il prototipo di una “tuta spaziale” per esplorazioni in ambienti ostili, Trouvé dedicava le giornate a perfezionare strumenti medici che avrebbero cambiato la chirurgia ottocentesca.
I più innovativi erano senza dubbio gli apparecchi di galvanocaustica: minuscoli bisturi ad ansa incandescente alimentati da pile portatili al bicromato di potassio. Il suo set chirurgico includeva pinze, curette e persino speculum illuminati da lampadine in miniatura – altra novità assoluta, poiché l’inventore aveva miniaturizzato la lampada a incandescenza di Edison per renderla adatta alle cavità del corpo umano.
Tuttavia, fu proprio la passione per le sperimentazioni in campo medico a segnare il destino di Trouvé. Nel luglio 1902, mentre perfezionava un nuovo apparecchio chirurgico nel suo laboratorio di rue Vivier, si amputò due dita. Senza antibiotici l’infezione si propagò e divenne sepsi: l’uomo fu quindi vittima della stessa chirurgia che aveva cercato di rendere più sicura.
Ancora oggi, però, ogni volta che l’arco elettrico cauterizza un tessuto in sala operatoria, si può intravedere la scintilla geniale di un inventore che trasformò la curiosità in progresso – pagandone, in ultima istanza, il prezzo più alto.