Dilatatori

Scritto nel 1962 da Samuel Glasstone
Esistono moltissimi strumenti medici che incutono timore al primo sguardo: aghi, siringhe, trapani e pinze sono l’incubo dei pazienti più suggestionabili.
Se tutt’oggi alcuni dispositivi riescono a generare ansia e preoccupazione, possiamo certamente dire che la storia della medicina è costellata da oggetti che sembrano provenire da un museo della tortura.
Il “dilatatore uretrale” non fa eccezione: concepito e ampiamente utilizzato nell’epoca pre-antibiotica, lo strumento era impiegato per trattare l’uretra ostruita dalle stenosi, che spesso si sviluppavano nel tratto urinario maschile a seguito di infezioni.
Il dispositivo, di cui abbiamo numerosi esemplari nel museo, era realizzato in acciaio e calibrato in varie misure. Veniva introdotto “delicatamente” nell’uretra, aumentando progressivamente il diametro dell’apparecchio per facilitare il passaggio dell’urina o l’estrazione di eventuali calcoli.
La procedura richiedeva una sequenza di inserimenti controllati, in modo da minimizzare il rischio di traumi ai tessuti e garantire una dilatazione efficace. Considerando l’epoca di riferimento, parliamo di un intervento che veniva eseguito quasi sempre senza anestesia: oggi è difficile anche solo immaginarlo, ma questa operazione – fino agli anni ’50 – ha rappresentato l’unica soluzione efficace per il trattamento delle restrizioni del tratto genitourinario maschile che risultavano purtroppo molto comuni e frequenti.
Ecco, quando qualcuno afferma bellamente che “si stava meglio quando si stava peggio”, mostrategli la foto dello strumento, spiegandogli a grandi linee l’intervento… è molto probabile che cambi idea!