Catgut

Scritto nel 1962 da Samuel Glasstone

“Catgut” è una parola inglese, composta da Cat (gatto) e Gut (intestino), che significa, appunto, “intestino di gatto”: si tratta di speciali fili ottenuti dall’essicazione dell’intestino di animali erbivori, usati per suturare le ferite profonde.

Già 5000 anni fa gli uomini utilizzavano gli intestini degli animali per creare alcuni preziosi utensili, come le corde degli archi da caccia.

Nel corso dei secoli, il budello naturale è stato largamente impiegato per produrre corde di violini, chitarre e racchette da tennis: fin dal 1800, la corda in budello è stata utilizzata nei circuiti professionistici del tennis di mezzo mondo, grazie al brevetto di Pierre Babolat.

Centocinquant’anni prima, nel 1655, gli intestini di ovino vennero invece scelti dal dottor Condom per sviluppare il primissimo preservativo “moderno” – da cui il nome “condom”, che rimase l’unico dispositivo di protezione efficace finché non fu sostituito dai modelli in gomma di Charles Goodyear, per i quali si dovette tuttavia attendere fino all’800.

Esiste un altro fondamentale impiego del budello naturale, ovviamente in ambito medico: il Catgut. 

“Catgut” è una parola inglese, composta da Cat (gatto) e Gut (intestino), che significa, appunto, “intestino di gatto”: si tratta di speciali fili ottenuti dall’essicazione dell’intestino di animali erbivori, usati per suturare le ferite profonde.

Per le suture superficiali si usano, di norma, i fili di seta o sintetici che però non vengono riassorbiti dall’organismo, per questo non si possono utilizzare di routine se poi non possono essere rimossi.

Al contrario i fili di catgut, costituiti da materiale organico, sono totalmente riassorbili dal nostro organismo: scompaiono, lentamente, dopo che le breccie chirurgiche hanno avuto il tempo di cicatrizzarsi.

Nonostante il nome, l’intestino di gatto non è mai stato utilizzato per produrlo; deriva probabilmente da una storpiatura del termine kitgut, una parola araba che indica tecnicamente “corda di violino”, spesso usata per indicare antichi strumenti mediorientali.

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