Cachets Kalmine
Prodotto dal farmacista Paul Matadier nel 1905
I cachets Kalmine furono ideati dal farmacista francese Paul Metadier nel 1905: molto diffuso fino agli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, il farmaco agiva contro il mal di testa, la febbre e i dolori reumatici.
Fin dalla sua primissima commercializzazione, il rimedio ottenne un enorme successo, merito dei suoi numerosi ingredienti che permettevano al prodotto di agire rapidamente.
Ogni pastiglia conteneva un corposo mix di componenti: l’amidopirina, con proprietà antinfiammatorie e antipiretiche; l’enacetina (scoperta addirittura nel 1887), un potente analgesico, che viene metabolizzato dall’organismo come paracetamolo; poi caffeina, chinchina (estratta dalla corteccia dell’albero della china, che molti conoscono per le sue proprietà antimalariche, il quale risulta anche un efficace antifebbrile) e infine il guaranà, analogo della caffeina, dalle proprietà stimolanti, che aumenta il battito cardiaco e funge da vasodilatatore.
Il colore bianchissimo dei cachet – forse sintomo di purezza? – veniva ottenuto grazie all’impiego di carbonato di calcio, un sale poco solubile in acqua, già largamente utilizzato come colorante alimentare.
Oltre alle massicce campagne pubblicitarie del prodotto, la rapida diffusione del rimedio era anche dovuta alle parole di elogio che venivano stampigliate su tutte le confezioni: “Kalmine può essere preso in qualunque momento della giornata. Il suo impiego è prezioso per le persone con lo stomaco delicato. La sua azione non va a creare dei disturbi a questo organo, e l’utilizzo può essere frequente, senza alcun inconveniente o dubbio”.
Ma era tutto così meraviglioso? Non proprio.
Il semplice fatto che il farmaco non sia più in produzione da decenni lascia intendere che qualche controindicazione esisteva eccome: l’amidopirina, su tutte, provoca porfiria acuta intermittente, mentre l’uso prolungato di fenacetina provoca gravi insufficienze renali… niente mal di stomaco, è vero, ma reni?