Bouton de feu
Scritto nel 1962 da Samuel Glasstone
Prima del XVI secolo, uno dei modi più utilizzati per arrestare un’emorragia era quello di arroventare un pezzo di ferro e di porlo a contatto con la ferita (o con il tessuto organico) producendo un effetto emostatico.
"Attaccare bottone" è un’espressione molto comune che viene utilizzata per indicare qualcuno che inizia a parlare, spesso con una scusa, per “tentare un approccio”.
La frase idiomatica viene usata quotidianamente e in riferimento alle situazioni più differenti, ma pochi ne conoscono davvero l’origine: per svelare il senso della locuzione bisogna tornare indietro nel tempo e ripercorrere, guarda caso, un po’ di storia della chirurgia.
Prima del XVI secolo, uno dei modi più utilizzati per arrestare un’emorragia era quello di arroventare un pezzo di ferro e di porlo a contatto con la ferita (o con il tessuto organico) producendo un effetto emostatico.
La cauterizzazione è in realtà una tecnica antichissima: Ippocrate di Kos, già nel IV secolo A.C., descrisse le applicazioni sul corpo umano di tale strumento in metallo, conosciuto all’epoca come “cauterio”, il cui utilizzo rimase una pratica comunissima per tutto il medioevo.
Nel corso dei secoli vennero sviluppati numerosissimi varianti dell’utensile – sempre più raffinati – le cui estremità, quelle propriamente usate per cauterizzare, erano costituite da un elemento con la forma simile a un bottone: è così che lo strumento assunse la curiosa denominazione “bottone di fuoco”.
La punta dell’attrezzo veniva riscaldata e poi appoggiata sulla pelle del paziente che, come è logico, provava un dolore fortissimo e intenso. Proprio da qui nasce la frase “attaccare bottone”, che con il tempo è stata utilizzata aldilà del settore medico (e in senso figurato) per indicare qualcuno che inizia discorsi piuttosto fastidiosi… e, soprattutto, non voluti!