Blefarostato

Scritto nel 1962 da Samuel Glasstone
Nato a fine Ottocento, si rivelò un notevole passo avanti per la chirurgia oftalmica: consentiva, infatti, di operare con maggiore precisione, senza che il paziente potesse involontariamente chiudere gli occhi nei momenti più critici della procedura.
Il blefarostato è un ingegnoso strumento creato per mantenere le palpebre spalancate durante gli interventi medici.
Il grande pubblico conosce il blefarostato per una sequenza cinematografica ormai iconica: quella in cui Alex, protagonista di Arancia Meccanica di Stanley Kubrick, viene costretto a guardare dei filmati “riabilitanti” con le palpebre divaricate e le pupille inondate di collirio.
La scena, di per sé piuttosto disturbante, mostra l’efficacia di questo semplice meccanismo e la sua capacità di impedire il naturale riflesso di chiudere gli occhi.
Nonostante l’associazione con la famosa pellicola, il blefarostato è tuttora un presidio medico fondamentale: in sala operatoria, infatti, accompagna la maggior parte degli interventi oftalmici, dalla rimozione di cataratte alle tecniche di correzione visiva con il laser, offrendo una visuale ottimale al chirurgo ed evitando microtraumi all’occhio.
Lo scopo dello strumento, dunque, è sempre stato quello di proteggere il paziente, rendendo ogni procedura più sicura, riducendo il rischio di imprecisioni.
Aldilà dell’impiego cinematografico, il blefarostato rimane un piccolo, grande alleato della medicina, che ci ricorda come la storia delle invenzioni, per quanto inquietante nella sua rappresentazione artistica, abbia radici ben più nobili nel progresso scientifico.